Analisi dell’opera della pittrice barocca sulle orme di Caravaggio
Introduzione
Il giovane Cesare Pavese a 20 anni scrisse nel suo diario, riferendosi ai morti nelle guerre, che da secoli il mondo dimentica tutte le stragi e tutto il dolore degli uomini al pari di una sfinge dalla maschera di pietra. C’è però un unico fiore in mezzo alle tempeste che si conserverà in eterno in quanto universale: l’Arte.[1] A distanza di un secolo potremmo aggiungere che l’arte può aiutarci a vivere meglio e a focalizzare la mente su altro in tempi difficili. Il presente articolo è un omaggio alle opere di Artemisia Gentileschi (1593 – 1652/56 circa), una grandissima artista del Barocco che dedicò tutta la sua vita all’arte ottenendo risultati eccezionali.
Artemisia Gentileschi faceva parte della scuola caravaggesca e da Caravaggio aveva ripreso soprattutto la tecnica del chiaroscuro. Figlia d’arte di Orazio, fu anche una delle prime artiste professioniste italiane, una donna che nel Seicento era riuscita a vivere di pittura e ad intrattenere relazioni con le più importanti corti d’Europa. Fu la prima donna ammessa alla prestigiosa Accademia del Disegno di Firenze che prima del 1616 non aveva mai annoverato donne tra i suoi membri.